Prima di tutto: ma quali conseguenze può avere sullo sport internazionale l’orientamento restrittivo del Presidente USA, Donald Trump ? Ho approfittato dei mali di stagione per prendermi una breve pausa di riflessione e capire cosa capita in un mondo globalizzato, che metabolizza velocemente ogni cosa. Del terremoto e di Rigopiano appaiono già lontani i ricordi, ridotti ad icone i problemi, dopo appena dieci giorni. Quindi impietosa l’attualità ci riconduce allo squallore degli avvisi di garanzia, dei rinvii a giudizio, delle assemblee, delle ipotesi di leggi e scadenze elettorali, oppure al “trumpismo”, al “putinismo” o all’europeismo dell’accoglienza, ma in Casa Italia… Dell’ISIS se ne parla, ma per agitarla come uno straccio rosso dinnanzi al toro. Sembra che tutte le guerre e le guerriglie in atto si siano ammutolite di fronte alla epocale vittoria di Federer su Nadal agli Open di tennis in Australia. La forza del messaggio “fair play”, quando parte in modo giusto dallo sport, sia pure professionistico, è davvero senza pari: l’abbraccio tra i due grandi della racchetta, divisi da una sostanziale differenza d’età è stato potente tanto quanto il mitico passaggio di borraccia tra Bartali e Coppi… E allora, cerchiamo di capire perché lo sport poi finisca per mettere immeritatamente la testa sul ceppo, quando la Commissione Parlamentare Antimafia ritiene di dover indagare ancora una volta sul mondo del calcio e sulle tifoserie accusate appunto di collusioni mafiose e la memoria di un campione delle due ruote amato, come Pantani , finisce anch’essa nelle attenzioni della medesima Commissione, come protagonista di una intricata “yellow story”, mai risolta al di sopra di ogni ragionevole dubbio, per il Giro d’Italia del 1999 e la sua misteriosa tragica morte nel 2004…
Provare per credere, ricominciando dal Fair Play
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