Ieri ho trascorso buona parte della giornata al Foro Italico, al CONI, tra il Palazzo H, sede della Presidenza, l’assolato Stadi...o con il suo tripudio di bianchi Marmi, l’ Olimpico, onusto di gloria, memore dei pienoni degli studenteschi, dei Giochi, dei Mondiali di Atletica, dei concerti rock e da ultimo del Sei Nazioni di Rugby, tranquillo nella sua funzione burocratica infrasettimanale, presidio di Servizi, Uffici e caposaldo di una miriade di Federazioni e Benemerite. Un rapido passaggio dal Circolo del Tennis per un caffè e quindi un tuffo nel passato con i colleghi dirigenti Michele Maffei ed Otello Donati, tra super medagliati e super azzurri, quindi un abbraccio con Leonardo Zauli, figlio dell’insuperabile Bruno. Un passato però presente, di cui un po’ si schermiscono i protagonisti, consapevoli del fatto che i tempi sono profondamente cambiati, che i problemi da risolvere sono in parte gli stessi, altri totalmente nuovi, alla vigilia di un Congresso che rinnoverà la guida dello sport italiano sino al 2020/21. Siamo platealmente orfani della Candidatura Olimpica 2024, di cui emblematica è la spoliazione della Casa delle Armi, ormai denudata, priva di simboli e coperture posticce, tornata all’attesa di un restauro pubblico, che fa gridare di dolore Moretti, Ricci e Del Debbio. Quando Luigi Moretti, appena venticinquenne, nell’aprile del 1936, ottantaquattro anni fa concludeva il suo capolavoro, s’intrecciavano non soltanto idealmente sinergie preziose, come il sangue che scorreva nelle vene di chi illuminato aveva pilotato sin lì le sorti dello sport italiano - Lando Ferretti - e chi iniziava a tessere la tela, che avrebbe portato l’Italia al primato del fenomeno olimpico ed alla rinascita, appena tredici anni dopo la catastrofe bellica, appunto Bruno Zauli. Ieri, ho colto nel valzer di un dialogo a più voci, voglia di ripresa, di riscatto, ma anche scetticismo a fronte di un andare, che allo sport riserva lo stesso trattamento che subiscono da decenni le meraviglie del Foro, prima Mussolini, poi Italico. Ma cosa volete che vi dica, io sono un incorreggibile ottimista e penso ad un futuro che potrebbe essere diverso dal presente, proprio per il nostro impegno. Intendo dire da parte di tutto il mondo sportivo organizzato e di tutti coloro che alla pratica sportiva affidano o vorrebbero affidare le possibilità di una diversa qualità di vita, di salute fisica e mentale. Sono convinto che a fare la differenza sono sempre gli uomini, nel bene e nel male. Occorrono certo molto entusiasmo, energia vitale, volontà forte, incoscienza e disinteresse personale, forse un sentimento utopico, che io sintetizzo in coraggio, il coraggio di governare !
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