Avrete notato che durante l’aspra battaglia referendaria nessun colpo è stato escluso, ma del diritto allo sport non se ne è comunque parlato , né per il SI, né per il NO e neppure per il NE. Diciamo semplicemente che, per la nostra Costituzione, un fenomeno vitale della società, capace di movimentare il corpo e la mente di buona parte dei suoi componenti, in Italia, rimane semplicemente materia di competenza indotta, intuibile nelle more di questo o quell’articolo, finanche per la lotta al doping, quando si parla di tutela della salute. Ma diciamocelo bene e sino in fondo, forse la parola SPORT, intesa come derivazione del “boccaccesco” DIPORTO, ancorché abusata per coloro che guardano e passano ma non praticano, non riesce a far presa tra i “politici” di turno, sia per la storica quarantottesca Costituzione Repubblicana, condizionata dalla repulsione nei confronti di quanto potesse comunque ricordare il fascismo, sia per conseguenza da parte dei Governi, che mai hanno pensato seriamente ad una riforma strategica, che desse vita ad un moderno assetto con un vero Dicastero per lo Sport, forte di competenze e mezzi, in grado di sostenere lo sforzo rivoluzionario, che conferirebbe alla educazione ed alla partica dello sport la funzione che - nell’ Italia repubblicana - è attesa da sempre, ovvero da settant’anni a questa parte. Parliamoci chiaro, con il mondo e l’Europa, che in materia parlano un linguaggio adeguato alla domanda di sport, che marciano con un assetto razionale, che a noi continua a sfuggire, parlare eufemisticamente di Carta Europea dello Sport (Rodi 1992) di Leggi Finanziarie, di competenze Regionali e Comunali (eventi e impiantistica) diventa un esercizio dispersivo e inadeguato, tra bandi e inghippi, mancanza di risorse per le gestioni. Diciamo che, come per il Turismo, continuiamo a gettare via contemporaneamente acqua sporca e bambini. A futura memoria, per coloro che verranno, voglio ricordare che il Comitato Olimpico Nazionale Italiano è dotato delle deleghe e delle risorse che Lando Ferretti suggerì nel 1927 al Governo di allora e che Zauli, Onesti e successori, fino a Fabbricini e Malagò hanno saputo mantenere “cum grano salis” uno standard straordinario per un Comitato Olimpico, ma che è purtroppo inadeguato rispetto agli enormi problemi, che riguardano tutti i sessanta milioni di cittadini italiani, senza distinzione di sesso, censo, età, salute, cultura, etc. Quindi bisogna ricordarselo e farne una questione prioritaria per una Costituzione da integrare, oltre che riformare.
La costituzione e lo sport
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