Mentre dal Salone d’Onore al Foro Italico, vanno in onda le immagini della consegna delle onorificenze ai medagliati “azzurri” e ci si prepara alla tradizionale messa degli sportivi, il pomeriggio a San Pietro, penso alla situazione in cui si trova Daniele Frongia, statistico prestato all’informatica, piuttosto che allo sport, dove è rimasto “ostaggio”, dopo aver perso la delega da vice sindaco di Roma. Lui è nato nel 1973, tredici anni dopo i Giochi di Roma, quando reduci da quelli di Monaco, con Mennea in piena ascesa, noi della FIDAL ci accingevamo ad organizzare gli Europei di Atletica del 1974, prova tecnica di una Federazione che, con Nebiolo, puntava ambiziosamente a traguardi assoluti, secondo la formula di ottenere il massimo con il minimo. E fu così che andò fino al 1987, quando i Campionati del mondo nel glorioso Stadio Olimpico costarono una decina di miliardi a fronte di una quarantina di ricavi, a dimostrazione che , avendone il coraggio e la capacità, si possono fare cose straordinarie senza rovinare l’erario, anzi. Così come, avendone sempre il coraggio, ci si debba e possa ritirare dal campo quando le condizioni originarie dell’impegno risultano compromesse. Cosa che puntualmente avvenne per alcuni di noi, me compreso, nel 1988, appena un anno dopo aver mandato in mondovisione il più grande spettacolo di sport e cultura di promozione d’immagine per il nostro Paese, con “I Colori dell’Italia”, che la riassumevano nella trionfale celebrativa cerimonia d’apertura. Allora, l’attuale Assessore allo sport aveva quindici anni: abbastanza per essere coinvolto in un evento del genere, di cui dovrebbe serbare memoria. Lui eredita una Città in crisi per il degrado generale e per una parte degli impianti sportivi, quelli comunali, a partire dallo stato scandaloso del Flaminio, salvo i rifacimenti allo Stella Polare/Giannattasio e un NO pesantissimo alla candidatura per i Giochi del 2024, cosa per la quale non finiremo mai di discutere, salvo consolarci con il probabile nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle. Credo che parlare ancora di speculazioni immobiliari ed altri possibili rischi per le città sedi di grandi eventi, dopo questa ultima ventata di accadimenti giudiziari e politico-amministrativi tra Roma e Milano, abbia avuto ed abbia ancora, purtroppo, davvero un senso, ovvero quello di essere caduti dalla padella nella brace …
Dalla padella nella brace
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